Anche in centro a Bologna si può andare a caccia di fossili. Infatti, osservando le lastre di pietra utilizzate per la costruzione di diversi edifici e monumenti del centro, si possono avere alcune sorprese. Una delle rocce fossilifere più utilizzate è sicuramente il Rosso Ammonitico: questo materiale è stato utilizzato per la pavimentazione di molti tratti dei portici (ad esempio, nel portico del Pavaglione), per la facciata di varie chiese e anche per gli scalini alla base della celebre Fontana del Nettuno.
La maggior parte del Rosso Ammontico usato in Italia viene estratto dalle Alpi meridionali, soprattutto dalla provinicia di Verona, ma in realtà con questo nome ci si riferisce a molti litotipi diversi, diffusi in formazioni di tutta l’area Mediterranea, ma con alcune caratteristiche comuni. Infatti, generalmente si tratta di un calcare nodulare rossastro (commercialmente è spesso chiamato marmo, ma dal punto di vista pertologico non ha niente a che fare). Come indica il nome, questa roccia è ricca delle tracce di diverse specie di ammoniti, ognuna caratteristica di certi strati della formazione.
La maggior parte dei depositi di Rosso Ammonitico Veronese si sono formati nei mari del Giurassico Medio e Superiore: a quel tempo nuotavano in queste acque anche diversi tipi di rettili marini, di cui rari resti vengono ritrovati in questa formazione. Al museo Capellini di Bologna è conservata una lastra di Rosso Ammonitico al cui interno si trovano i resti di un coccodrillo marino.
L’esemplare deriva da un blocco estratto nel veronese e lavorato nel 1956 da un tagliapietre di Portomaggiore (vicino Ferrara), che scoprì il fossile mentre lo tagliava in quattro lastre, due delle quali arrivarono a Bologna. Nel 2011 l’esemplare è stato descritto come Neptunidraco ammoniticus, cioè il drago di Nettuno dal Rosso Ammonitico. Grazie a Fabio Manucci per aver messo a disposizione le sue opere.
Riccardo Rocchi