Inaugurazione della ciclovia dedicata al Prof. Corbetta nelle Piccole Dolomiti Lucane
NEWS
COMBI – LA BIODIVERSITA’ IN EMILIA ROMAGNA
24 giugno 2024
Regione Emilia Romagna Terza Torre
ore 9.00 – 18.00
in presenza e in streaming
Maggio 2024
Le iniziative di UBN
Gite e Conferenze
La conferenza UBN del prossimo 29 maggio 24
La conferenza UBN del prossimo 22 maggio 24
La conferenza UBN dell’8 maggio 24
La conferenza UBN del 10 aprile 24
La conferenza UBN del 27 marzo 24
La prima gita 2024 di UBN
Biblioteca Universitaria di Bologna | Via Zamboni, 35 – Bologna
22 GENNAIO – 9 MARZO 2024
SCIENZA & BELLEZZA
Le orchidee nei libri di Ulisse Aldrovandi
Per prenotare una vista guidata eventi.unibo.it/prenotazioni-bub
Impronte – Noi e le piante
PARMA, PALAZZO DEL GOVERNATORE PIAZZA GARIBALDI 19
dal 3.01 al 01.04 2024
www.noielepiante.it
Le rubriche di UBN
PIETRE. Giuseppe Maria Bargossi, I botroidi della Collezione di Mineralogia del Museo Luigi Bombicci
Leggi qui tutti gli articoli di Giuseppe Maria Bargossi
PIANTE. Giancarlo Marconi, Tempo di Crochi
Leggi qui tutti gli articoli di Giancarlo Marconi
ANIMALI. Ettore Randi, Il Pettirosso (Erithacus rubecula).
Leggi qui tutti gli articoli di Ettore Randi
LE RUBRICHE DI UBN
PIETRE
I Botroidi della Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”
Giuseppe Maria Bargossi
Il Museo di Mineralogia – oggi Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci” – del Sistema Museale di Ateneo dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna, venne istituito l’8 marzo 1860 ed allestito al piano terra di Palazzo Poggi. L’attuale sede occupa il luminoso piano superiore dell’imponente nuovo edificio progettato da Bombicci stesso per l’Istituto e per il Museo di Mineralogia e completato nel 1907, quattro anni dopo la sua morte. Al successore di Bombicci, Giovanni Boeris, bisogna riconoscere il merito di aver ordinato le raccolte mineralogiche nelle grandi vetrine in legno di noce, tuttora in uso. Nei decenni successivi, fino ai nostri giorni, vennero effettuate aggiunte di numerose vetrine tematiche ed incrementato il numero di esemplari con acquisti e generose donazioni. Con un’area espositiva di circa 850 metri quadrati, la Collezione si presenta come una delle più importanti d’Italia grazie alle molteplici collezioni storiche e didattiche, ricche di decine di migliaia di esemplari. Comprende raccolte di mineralogia e petrografia sistematica, giacimenti minerari, meteoriti con l’importante condrite carboniosa di Renazzo, pietre ornamentali dell’antica Roma, pietre preziose, ambre insettifere del Simeto e raccolte regionali fra le quali spicca quella del territorio bolognese con la famosa Pietra Fosforica. Non mancano le curiosità rappresentate dai Botroidi.
Leggi e scarica qui il testo completo dell’articolo I Botroidi
LE RUBRICHE DI UBN
PIANTE
Tempo di Crochi. Ma da dove deriva questo nome?
Giancarlo Marconi
Nella maggior parte del nome dei fiori spontanei dei nostri boschi e prati si riflette un mito, con un giovane o una ninfa che, per sottrarsi alle voglie di un dio, vengono trasformati in piante. Anche il Croco non è da meno. Ma questa volta il personaggio è un giovane e vigoroso guerriero che si innamora della ninfa Smilace. Gli dei vedono di malocchio questa coppia, dato lo status di mortale di Croco, e decidono di punire i due giovani, trasformandoli in due piante. Tutto sommato va meglio a Croco, che si vede trasformato in un bellissimo fiore, con i petali violetti all’esterno e l’interno di un giallo vivo, colori che non sono casuali, in quanto il viola è simbolo di coraggio, mentre la fauce dorata dell’interno rappresenta il fuoco dell’amore perpetuo per la sua amata. Quest’ultima , invece si vede trasformata in una pianta piena di spine, la Smilax aspera, in italiano smilace o salsapariglia, pianta tipica delle boscaglie sempreverdi dell’Italia centro-meridionale, tanto è vero che in Toscana si è meritata il poco poetico appellativo di stracciabrache. In questo nome percepiamo un eco dell’abitudine dei banditi di darsi “alla macchia”, dove la macchia non è altro che un bosco di leccio e altre sempreverdi a cui stanno aggrappate le lunghe liane spinose della salsapariglia.
Tornando invece ai crochi che vediamo fiorire alla fine dell’inverno, spesso in concomitanza con lo scioglimento della neve, dobbiamo rilevare la peculiarità della specie, Crocus biflorus, che cresce nel fondo della dolina della Spipola, in un ambiente fresco e aperto dove le piante ben distanziate possono aprire le loro corolle per attirare i primi pronubi, come le grosse regine dei bombi che hanno passato l’inverno in buche sotterranee. Si tratta di una pianta relativamente rara in Regione, dove è protetta e che non va confusa con il Croco invernale, Crocus neglectus, che fiorisce abbondantemente un po’ più tardi in ambienti alto-collinari, e il Crocus vernus nello stesso periodo a quote più alte nel nostro Appennino, allo scioglimento della neve.
Se osserviamo con cura l’interno della corolla, notiamo lo stimma arancione (parte femminile) che si divide in tre filamenti sfrangiati, circondato da tre stami (il numero tre è caratteristico della famiglia delle Iridacee). Questi filamenti sfrangiati ricorderanno a qualcuno i filamenti presenti nel fiore di zafferano, Crocus sativus, quegli stessi filamenti che vengono raccolti manualmente ogni autunno e che costituiscono, una volta seccati, la materia prima per la preziosa spezie. Da notarsi che Crocus sativus non è una pianta spontanea in Italia, essendo presente solo come coltivata, e che il nostro Crocus biflorus rappresenta il parente selvatico più stretto del famoso zafferano. Un’ultima curiosità che riguarda lo zafferano: importato dall’oriente già dai Romani, ebbe il massimo splendore nel periodo della dominazione araba della Sicilia. Il nome stesso zafferano, ci deriva dall’arabo safran, ma il suo uso nel medioevo era soprattutto di ordine medico. In seguito venne usato dai pittori per il magnifico colore dorato che impartiva ai quadri, una volta disciolto in olio o nell’albume d’uovo. E come arrivò in cucina? Una leggenda simpatica narra che Leonardo da Vinci, durante le interminabili sessioni in cui affrescava il Refettorio di Santa Maria delle Grazie per il famoso Cenacolo, per errore mise un po’ di zafferano che usava come colorante in un piatto di riso al burro, inventando così il risotto alla milanese.
UBN organizza due gite per ammirare questi fiori, tra i primi dell’anno, la prima il 3 febbraio alla dolina della Spipola nel Parco regionale dei Gessi bolognesi e Calanchi della Badessa per Crocus biflorus e la seconda al Sasso della Mantesca, alta valle dell’Idice, per Crocus neglectus. I soci verranno avvisati tempestivamente
LE RUBRICHE DI UBN
ANIMALI
Il Pettirosso
Ettore Randi
Il pettirosso (Erithacus rubecola) è un piccolo uccello insettivoro talmente noto a tutti che non è neppure necessario descrivere. I pettirossi sono comuni, particolarmente visibili quando saltellano e chiacchierano fra i cespugli nei giardini e nei parchi dopo le prime nevicate invernali (clicca qui per ascoltare il canto del pettirosso). I giovani pettirossi sono completamente grigi. La macchia rossa compare solamente nel petto degli adulti. Si dice che illo tempore anche gli adulti fossero completamente grigi. Ma un giorno sulla collina del Golgota a Gerusalemme uno di loro vide il Cristo crocifisso e sofferente. Decise di aiutare e strappò una delle spine della corona sul capo di Gesù. La spina lo ferì al petto, il sangue fluì e da allora tutti i pettirossi hanno il petto rosso. Si dice anche che nella fatidica notte del 25 dicembre del primo anno facesse molto freddo. Nella stalla Maria stentava a mantenere acceso un misero fuoco di sterpi e Gesù Bambino soffriva. Arrivò un pettirosso, anche questo ancora del tutto grigio, agitò freneticamente le ali che come mantici ravvivarono il fuoco che riscaldò il Bambino. Ma una brace gli incendiò il petto che divenne per sempre rosso fuoco. Ecco perché i pettirossi sono diventati simbolo dell’inverno e del Natale cristiano. Dalle nostre parti i pettirossi sono stanziali, presenti tutto l’anno, ma diventano particolarmente frequenti in inverno quando migrano molto numerosi verso sud dalle regioni fredde del nord-est dell’Eurasia. Molti specie di uccelli migrano di notte: quali riferimenti possono usare per trovare la strada? Tutti i giovani dell’anno migrano per la prima volta verso luoghi dove non sono mai stati e che non hanno mai visto. I meccanismi delle migrazioni sono genetici ed ereditati dai genitori. Ma come funzionano? Lo studio dei pettirossi per primo ha consentito di identificare un delicato meccanismo molecolare che può spiegare l’orientamento. Nella retina dei pettirossi ed altri migratori è stata identificata una proteina sensibile a piccolissime variazioni dell’intensità della luce ultravioletta, variazioni che sono determinate dalle linee del campo magnetico terrestre. Gli ultramicroscopici cambiamenti nella conformazione di questa molecola funzionano come una bussola e consentono ai migratori di leggere il campo magnetico e prendere la giusta direzione che il loro programma genetico innato gli indica come fosse una mappa di Google Maps. I pettirossi vivono in dimensioni sensoriali a cui noi non abbiamo accesso. Hanno molti nemici. Rischiano la vita per colpa dei pesticidi, dei bracconieri (i pettirossi sono specie completamente protetta) ed anche dei gatti domestici randagi.
Leggi e scarica qui il pdf dell’articolo Il Pettirosso
IN ARCHIVIO
IL PARCO DEI GESSI PATRIMONIO MONDIALE DELL’UNESCO
Un incontro al Comune di San Lazzaro BO, il 9 dicembre 23, per festeggiare il riconoscimento delle grotte a Patrimonio Mondiale dell’UNESCO
Carsismo e grotte nelle evaporiti dell’Appennino settentrionale – Patrimonio Mondiale Unesco
Convegno organizzato dalla Regione Emilia-Romagna per celebrare il riconoscimento UNESCO a Patrimonio Mondiale del Carsismo e delle Grotte nelle evaporiti dell’Appennino settentrionale
Venerdì 15 dicembre, dalle ore 09.30 alle ore 13.30
Aula Magna di Viale Aldo Moro n. 30, Bologna.
L’iscrizione al convegno è on line qui il link
Per approfondire, leggi qui la a documentazione su carsismo e grotte dell’Appennino settentrionale qui il link
L’ULTIMA CONFERENZA DI UBN NEL 2023
LE CONFERENZE DI UBN
Per saperne di più, visita il sito web di Antonio Iannibelli https://antonioiannibelli.it/
Il NOTIZIARIO DI UBN
Anno 52 – N. 2 – luglio-dicembre 2023
Nel Notiziario viene riportato il programma delle iniziative autunnali, con conferenze ed escursioni di grande interesse … …
Leggi il Notiziario qui NOTIZIARIO UBN n. 2-2023
Fondazione Villa Ghigi
FESTA DEGLI ALBERI 2023
In occasione della Festa degli Alberi, che in Italia si celebra il 21 novembre, la Fondazione Villa Ghigi ha organizzato un ricco programma di iniziative, distribuite nell’arco di un paio di settimane, che coinvolgono alcuni luoghi di Bologna dove si concentrano molte delle sue attività, a partire dal Parco Villa Ghigi, Parco di Villa Aldini, Parco Grosso e Parco di Villa Scandellara. Si tratta di proposte diverse tra loro, rivolte a scuole, famiglie e cittadini, gratuite e a pagamento, in alcuni casi in collaborazione con soggetti istituzionali e non. Tutti gli eventi ruotano intorno al tema dell’albero, per riflettere insieme sul suo valore culturale, ecologico e ambientale. Del programma fanno parte anche due incontri mattutini al Palazzino, all’interno del Parco Villa Ghigi, con passeggiata finale nell’area verde che la Fondazione gestisce da quasi venti anni.
Qui il programma completo https://www.fondazionevillaghigi.it/festa-degli-alberi-2023/
Pubblicato il numero unico 2023 di Natura e Montagna
Per ricevere gratuitamente Natura e Montagna iscriviti a UBN
Il link agli indici di N&M N&M Indici
Il link agli articoli scaricabili dal n. 1 anno 1954 all’ultimo numero anno 2022 N&M download
Il calendario delle escursioni di UBN
La mostra “Animali fantastici e mostruosi”, unisce il mondo immaginifico di Ulisse Aldrovandi con le malformazioni animali raccolte dagli scienziati moderni.
Visitabile fino a fine maggio 2024, via Tolara di Sopra 50, Ozzano dell’Emilia (BO)
Chi è interessato alle prossime escursioni di UBN può informarsi inviando una mail a Rita Fiorini ritafiorini54@gmail.
Verso una strategia regionale per il contrasto delle specie esotiche invasive
Monica Palazzini, Silvia Messori – Regione Emilia Romagna
Visita il sito ISPRA sulle specie invasive ISPRA invasive
Scarica la locandina qui Conferenza Palazzini Messori
Fino in fondo. Luigi Donini, un ragazzo di San Lazzaro
Scarica la locandina qui Fino in fondo. Luigi Donini, un ragazzo di San Lazzaro
Leggi e scarica qui il pdf della conferenza Gotti Rewilding